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Roma, Camera dei deputati, martedì 3 luglio 2007
TUTELA E RISPETTO DELLA MEMORIA DELLE VITTIME
DEL GENOCIDIO DI SREBRENICA

Intervento di Marco Boato di illustrazione dell’interpellanza urgente
Stenografico dell’aula in corso di seduta del 5 luglio – n. 184

PRESIDENTE. Il deputato Boato ha facolta` di illustrare la sua interpellanza n. 2-00638, concernente iniziative per la tutela ed il rispetto della memoria delle vittime del genocidio di Srebrenica (vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti sezione 2).

MARCO BOATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, Viceministro degli affari esteri Franco Danieli e colleghi, ogni anno, da parecchi anni, per chi non ha cancellato la memoria storica i primi giorni di luglio sono di particolare emozione e, per quanto mi riguarda, anche di commozione.

Lo abbiamo ricordato due giorni fa con il Presidente della Camera, in una sala della Camera: il 3 luglio 1995 pose volontariamente fine alla propria vita l’europarlamentare Alexander Langer, che proprio in quelle settimane e in quei mesi era particolarmente, drammaticamente impegnato in rapporto alla tragedia bosniaca, che non aveva ancora toccato il culmine.

Pochi giorni dopo, sempre nel 1995, dall’11 al 19, 20 e 21 luglio, in Bosnia, a Srebrenica, si è verificato il più immane massacro che l’Europa abbia conosciuto dopo la seconda guerra mondiale.

É stato un massacro di oltre ottomila persone, uomini e ragazzi bosniaci di religione musulmana, che furono trucidati dalle truppe serbo-bosniache sotto l’egida di Radovan Karadzic e sotto la guida del generale Ratko Mladic. Questo massacro fu perpetrato – questa è la tragedia nella tragedia – letteralmente sotto gli occhi delle truppe della forza di protezione speciale dell’ONU, l’Unprofor, che era stata lì destinata in difesa proprio della popolazione civile, che nell’enclave di Srebrenica si era affidata, disarmata, alla protezione dell’ONU (in quel caso alla protezione dei caschi blu di nazionalità olandese che avevano questo compito).

C’è chi parla nei libri e nella documentazione pubblicata in questi anni, non solo di ottomila vittime – è il dato ufficiale, riconosciuto sia dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, sia dalla Corte internazionale di giustizia dell’ONU – ma di oltre diecimila vittime, calcolando che ancora oggi non tutti i cadaveri sono stati recuperati e che soprattutto, non tutti i cadaveri sono stati identificati: ogni anno si celebrano delle cerimonie di sepoltura, dopo questo terribile e faticoso lavoro di identificazione.

La mia e la nostra interpellanza, signor Presidente, signor rappresentante del Governo e onorevoli colleghi, ha un duplice significato: ricordare negli attuali giorni di luglio questo terribile anniversario – oggi è il 5 luglio e fra meno di una settimana avrà luogo il dodicesimo – nell’aula del Parlamento italiano, nella Camera dei deputati; denunciare con una certa forza, anche se non voglio gridare – ma il mio cuore grida in questo momento – il fatto che purtroppo da parte del Governo olandese non c’è stata la consapevolezza, oggi, della tragedia di cui è stato, in qualche modo, connivente inerte o passivo.

Addirittura c’è stata qualche mese fa – nel novembre scorso – l’attribuzione di una medaglia al valore agli appartenenti alle Forze armate olandesi che realizzarono questa « inerzia-complicità» mostruosa rispetto al genocidio delle 8 mila persone che si erano consegnate all’ONU, sotto la sua protezione, per avere la garanzia di non essere sterminate, come poi invece successe per mano dei serbo-bosniaci.

Vi sono state negli ultimi mesi dell’anno scorso, a novembre-dicembre, drammatiche proteste da parte del «movimento delle madri di Srebrenica e Zepa», da parte delle «madri di Srebrenica», da parte delle «donne di Srebrenica»: si tratta di associazioni formate quasi esclusivamente da donne, perché gli uomini sono stati tutti sterminati. Si misero da parte le donne e i bambini piccoli e, poi, a partire dai ragazzi di quattordici anni, si sterminarono tutti gli uomini.

È incredibile ciò che è avvenuto, perché nel 2002, dopo l’esito di un rapporto dell’ONU che si era concluso nel 1999 e di un rapporto dell’istituto olandese per la documentazione di guerra (NIOD), pubblicato nel 2002, c’erano state delle forti conseguenze a livello di responsabilità del Governo olandese. Il Governo laburista di Wim Kok addirittura si dimise dopo l’esito di tali inchieste. Ma cinque anni dopo – dal 2002 al 2007 sono passati cinque anni – l’attuale Governo, con il Ministro liberale della difesa in carica Henk Kamp, ha annunciato la concessione di centinaia di decorazioni al merito ai militari olandesi che erano stati impiegati in quella missione ONU in Bosnia e che avevano dato una prova terribile di passività e di inerzia, se non di complicità. Uso le parole «se non di complicità» perché il Viceministro Danieli, che conosce meglio di me queste vicende (forse anche gli altri rappresentanti del Governo che in questa occasione sono in aula a rispondere ad altre interpellanze, ma sono anche loro cittadini coinvolti da tali vicende), sa che le ricostruzioni di quella vicenda parlano di rapporti cordialissimi fra Mladic e il comandante olandese del reparto ONU che era lì disposto e addirittura di congratulazioni reciproche: situazioni che solo a ricordarle fanno accapponare la pelle.

Recentemente è stata emessa una sentenza della Corte internazionale di giustizia dell’ONU, anche questa con sede a L’Aja, in cui si è riconosciuto ufficialmente che si è trattato di genocidio. Non si è attribuita una responsabilità diretta alla Serbia nel massacro – io ho parlato di serbo-bosniaci – ma la Serbia è stata accusata per la passività e l’inerzia che anche in questo caso si è registrata. Ovviamente è emersa nuovamente la responsabilità delle truppe dell’ONU nel non aver garantito l’incolumità delle persone (8 mila uomini, dai ragazzi ai vecchi) che si erano loro affidate nell’enclave di Srebrenica.

L’altro aspetto della mia interpellanza è quindi collegato all’opportunità e necessità che l’Italia, il Parlamento italiano e – in questo momento mi rivolgo ai rappresentanti del Governo – il mio Governo siano consapevoli (lo sono già stati in passato: non ho critiche da fare al riguardo) del fatto che dodici anni dopo non si può cancellare ciò che è successo. Ciò tanto più è necessario poiché alcuni mesi fa vi è stata questa ignobile – questa è la parola esatta – decisione dell’attuale Governo olandese, a differenza di quello del 2002, che si dimise; non parlo di altre dimissioni del Governo olandese, ma della vergogna di concedere una decorazione al merito militare a chi si è reso corresponsabile, purtroppo, almeno sotto il profilo della passività , se non per alcuni aspetti di complicità , di tale tragedia.

Dunque, la mia interlocuzione costruttiva e dialogica, ma anche drammatica e commossa, con il nostro Governo, mira ad un impegno particolare dell’Italia, poiché proprio l’Italia, come Paese civile, fu protagonista di una straordinaria opera di solidarietà (ad esempio, nel momento dell’assedio di Sarajevo, protrattosi per oltre tre anni), e poiché essa si rese partecipe dell’intervento militare in Bosnia dopo Srebrenica: un intervento auspicabile e auspicato, dal momento che, quando si verificano tragedie di questo tipo, vi è un obbligo di interferenza. La mia preoccupazione è dunque che, da parte dell’Italia, venga dato qualche segnale in questa direzione e che esso venga dato proprio nel momento in cui vi è una situazione di grande sconforto e preoccupazione da parte di chi continua a vivere direttamente sulla propria pelle, sulla propria carne e nel proprio cuore la memoria di quella tragedia.

Fra l’altro – concludo così la mia illustrazione, signor rappresentante del Governo, colleghi – poche settimane fa sono stati pubblicati in Italia dalla casa editrice Infinito Edizioni (nonostante conosca personalmente molti di quegli eventi, queste letture mi hanno fortemente colpito) due libri: Srebrenica. I giorni della vergogna, di un italiano, Luca Leone e Al di là del caos. Cosa rimane dopo Srebrenica di Elvira Mvjicic, una bosniaca che, al tempo del massacro, aveva quindici anni e della quale furono sterminati, insieme agli altri ottomila, il padre e lo zio.

Si tratta di due libri che desidero citare proprio nell’aula del Parlamento, poiché anche questo è un contributo non solo del Governo e del Parlamento, ma anche della società civile italiana, affinché non cali una terribile rimozione (se non addirittura una rivendicazione positiva, com’è stato con le medaglie al valore concesse dal Ministro della difesa olandese) sulla pagina più infame della storia del dopoguerra nel territorio europeo.

PRESIDENTE. Il Viceministro degli affari esteri, Franco Danieli, ha facoltà di rispondere.

FRANCO DANIELI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, associandomi a quanto detto dall’onorevole Boato, desidero anch’io ricordare con commozione ed affetto Alex Langer e soprattutto il suo impegno forte e determinato per l’affermazione della verità , della giustizia e dei fondamentali e universali diritti umani. Rispondo volentieri, dunque, all’interpellanza presentata dall’onorevole Boato su questa vicenda, che costituisce una delle pagine più tragiche della recente storia europea e non solo europea.

Il Governo italiano segue da vicino le vicende che riguardano Srebrenica: le dinamiche politiche scaturite dalla sentenza della Corte internazionale di giustizia dello scorso febbraio nella causa intentata dalla Bosnia-Erzegovina contro la Serbia per l’eccidio del luglio 1995 e le iniziative di sostegno alla popolazione locale al fine di ripristinare un tessuto socio-economico idoneo allo sviluppo. Il nostro Paese è perciò particolarmente attivo in Bosnia tanto sul piano politico quanto dal punto di vista della cooperazione economica.

Sotto il profilo politico va ricordato che l’Italia partecipa ai processi decisionali relativi all’amministrazione della Bosnia-Erzegovina nella sua qualità di membro dello Steering board del Peace implementation council, organismo collegiale con compiti di supervisione della corretta attuazione degli accordi di Dayton.

Anche grazie a questo ruolo, abbiamo potuto contribuire alla delicata opera di sensibilizzazione finalizzata alla ricostruzione di un necessario quadro istituzionale e al superamento dei traumi prodotti dal grave conflitto civile bosniaco degli anni Novanta, culminato proprio nei fatti di Srebrenica.

In tale contesto, abbiamo da ultimo sostenuto l’opera di mediazione condotta dall’Alto rappresentante Schwarz Schilling nel far fronte alle tensioni interetniche innescatesi per effetto della suddetta sentenza della Corte internazionale di giustizia.

Per quanto riguarda le iniziative di sostegno alla popolazione, l’Italia ha operato al fine di promuovere il ripristino di un tessuto sociale multietnico in ogni parte della Bosnia-Erzegovina, ivi inclusa la zona di Srebrenica. A tal fine, abbiamo lanciato una serie di iniziative concrete finanziate con fondi governativi. Vorrei, in particolare, segnalare il Programma di sviluppo regionale, ricostruzione, local governance, risistemazione delle strutture per il rientro dei rifugiati, attuato dallo UNDP con un finanziamento italiano pari a 1.675.000 dollari.

Abbiamo promosso, inoltre, una serie di programmi in favore della Bosnia-Erzegovina con effetti benefici anche sulla zona di Srebrenica, quali l’iniziativa per la mappatura delle zone agricole per un ammontare pari a 3.500.000 euro. Sempre sotto il profilo delle iniziative di sostegno alla popolazione e di cooperazione allo sviluppo, vanno segnalati vari progetti condotti dalle amministrazioni decentrate, dalle regioni ai comuni, che sono oggetto di coordinamento da parte degli uffici governativi italiani operanti in Bosnia-Erzegovina.

Non si deve dimenticare il contributo offerto dalle ONG italiane e da altri organismi quali i sindacati, che si sono prodotti in un generoso slancio di solidarietà per offrire risposte concrete ai molti problemi scaturiti dalla drammatica vicenda di Srebrenica. Tra queste, merita una specifica menzione la costruzione di una scuola a Srebrenica da parte della CISL, che viene seguita da vicino dalla nostra ambasciata a Sarajevo.

Sempre in relazione all’impegno della nostra ambasciata, occorre segnalare la sua partecipazione, proprio in questi giorni, alla Srebrenica Development Conference, una conferenza internazionale organizzata, appunto, per coordinare le attività e le risorse destinate alla ricostruzione di Srebrenica.

Per quanto riguarda l’episodio delle onorificenze olandesi conferite ai soldati del contingente ONU di stanza a Srebrenica, si tratta di un’iniziativa autonoma adottata dall’Aja, sulla base delle proprie prerogative nazionali. Essa è stata adottata senza che l’Italia ne fosse a conoscenza.

Per quanto, infine, concerne gli aspetti giudiziari connessi all’eccidio della popolazione musulmana che si è consumato a Srebrenica, l’Italia è impegnata con gli altri partner comunitari ed atlantici nella ricerca della verità e nella condanna dei responsabili. Svolgiamo una costante opera di sensibilizzazione affinché gli imputati per i fatti di Srebrenica, Mladic e Karadzic, vengano assicurati alla giustizia.

Sosteniamo senza riserve il Tribunale internazionale per i crimini nella ex-Iugoslavia, deputato a giudicare le persone inquisite. Tra l’altro, voglio ricordare che la presidenza di tale organo è affidata al professor Fausto Pocar, insigne giurista italiano.

PRESIDENTE. Il deputato Boato ha facoltà di replicare.

MARCO BOATO. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo, il Viceministro Franco Danieli, per la sua puntuale risposta e per aver voluto interloquire – al di là del testo scritto che è stato, come sempre, predisposto – nella parte iniziale della sua risposta, nel commosso ricordo della figura di Alexander Langer, che ho svolto all’inizio della mia illustrazione.

Mi ritengo, per quanto è chiaramente possibile in pochi minuti di dialogo parlamentare, soddisfatto della risposta, con una parentesi, non dico di perplessità , ma di cautela – lo capirà , signor Viceministro – sul fatto che ciò che io ho dichiarato un atto ignobile, da parte del rappresentante del Governo italiano venga soltanto identificato come un atto autonomo del Governo olandese, su cui l’Italia non ha nessuna responsabilità e non è stata preventivamente informata.

Accolgo tale dichiarazione come una garbata presa di distanze, in un tono più diplomatico che politico-parlamentare. Avrei preferito qualche parola in più, ma conosco quali sono gli aspetti delle relazioni tra i diversi Governi e non avrei voluto creare un incidente diplomatico, anche se ho colto la presente occasione per stigmatizzare quanto è avvenuto. A questo riguardo, vorrei leggere una brevissima rubrica, Piccola Posta, di Adriano Sofri, pubblicata il 9 novembre del 2006 sul quotidiano Il Foglio, perché in poche parole esprime tutto su tale argomento: «Nel 2002, a distanza di sette anni, l’Olanda si vergognò dell’infamia di Srebrenica e il Governo laburista di Wim Kok si dimise. Cinque anni ancora e il liberale ministro della difesa in carica, Henk Kamp, ha annunciato la concessione di decorazioni al merito a 850 militari dispiegati in Bosnia-Erzegovina, compresi i 350 addetti alla sicurezza dell’enclave di Srebrenica, sotto la protezione ONU, che era diventata il rifugio di migliaia di fuggiaschi bosniaco-musulmani. Quei militari e i loro ufficiali furono o inerti o complici della selezione di donne e bambini da cacciare e braccare e dello sterminio di 8.000 uomini di ogni età, ragazzi e vegliardi compresi, da parte degli sgherri di quel Ratko Mladic che l’Olanda del Tribunale internazionale aspetta ancora invano» (come lei ha ricordato, signor Viceministro). Conclude Sofri: «Tutto si scorda, prima o poi. Prima, tutto si decora di una medaglia al valore».

A tale riguardo, vorrei leggere, solo per concludere questa comune riflessione, qualche parola scritta dalla già citata Elvira Mujicic, autrice del libro Al di là del caos – Cosa rimane dopo Srebrenica, in previsione – è stata scritta pochi giorni fa – del prossimo 11 luglio: « L’11 luglio è il giorno del dolore collettivo, il giorno in cui immagini di qualche telegiornale mostrano tanti volti radunati insieme a seppellire ossa trovate nel corso dell’anno. Il dolore individuale è tutti gli altri giorni dell’anno, a telecamere spente. L’11 luglio è il giorno delle promesse, delle scuse, delle accuse. È il giorno in cui il revisionismo viene messo a tacere dalle bare che sfilano, nelle quali leggere ossa raccolte forse riposano. È il giorno in cui tutto il mondo si indigna per quello che è successo, ma se per caso viene emessa qualche sentenza a marzo, nessuno se ne cura, perché l’11 luglio é lontano. E se qualche criminale ancora passeggia libero e venerato, solo l’11 luglio qualcuno azzarda la promessa di prenderlo nel volgere di poco.
Poi le luci si spengono e la violenza torna nel dimenticatoio; l’ingiustizia diventa di nuovo tollerabile e altri morti sensazionali riempiono le pagine dei giornali, fino a quando non diventeranno noiosi anche quelli, ma ce ne saranno di nuovi ».

Lei ha ricordato, signor Viceministro, una serie di iniziative, facendo bene a farlo e mi fa piacere che venga consegnato anche agli atti parlamentari e all’attenzione di chi ci possa ascoltare o leggere.

Vorrei a mia volta, per concludere, signor Presidente, ricordare, sempre nello spirito della collaborazione di cui ha già parlato il Viceministro Danieli, che dal 27 agosto al 1° settembre si svolgerà un’iniziativa denominata International Cooperation For Memory a Srebrenica. Sarà una settimana internazionale di dialogo dedicata alla memoria, aperta alla partecipazione di membri di istituzioni rappresentative, studiosi, ricercatori, giornalisti, artisti, animatori culturali e studenti, provenienti sia dall’area balcanica, sia dell’Europa. Questa settimana internazionale si collochera` all’interno del progetto « Adopt Srebrenica », che nasce da una lunga tessitura di relazioni fra la fondazione Alexander Langer Stiftung di Bolzano e l’associazione Tuzlanska Amica di Tuzla (Bosnia-Erzegovina), con un coinvolgimento attivo anche delle municipalita` di Srebrenica e di Pescara, nonché di amministrazioni pubbliche, centri di ricerca storici e associazioni di volontariato italiane e internazionali, e avrà come obiettivi a lungo termine la promozione di un processo di confidence building, di dialogo interculturale e di promozione di una cultura di pace e convivenza e di creazione di una memoria storica condivisibile; inoltre, avrà come altro obiettivo la creazione a Srebrenica di un centro internazionale di ricerca, documentazione, studio e formazione per l’analisi, la prevenzione e la gestione dei conflitti di carattere etnico e religioso, in modo da diventare un luogo di incontro, di scambio e di confronto permanente per i giovani sia della Bosnia-Erzegovina – in particolare, di Srebrenica – sia per gruppi di visitatori internazionali.

Credo, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, che sia stato giusto e utile che oggi, in quest’aula, in un dialogo fra Governo e Parlamento abbiamo trovato l’occasione di ricordare, in modo non rituale o liturgico ma in prospettiva, anche per quanto riguarda l’impegno attuale e del futuro, la terribile strage, il genocidio di Srebrenica, avvenuto dall’11 al 19 luglio del 1995.

 

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